Mi chiamo Eugenio Coppola, frequento la 1B. Oggi parlerò del karate o anche arte della mano nuda e vuota (senza armi). Nel 1906 Gichin Funakoshi (1868-1957) allievo di Itosu, si esibí a Okinawa. Nel 1922 egli si esibì a Tokyo e seguentemente scrisse il suo primo libro che era intitolato ”Karate do kihoan”. Con il passar degli anni il karate si diffuse in tutto il mondo, quindi anche in Italia (infatti oggi contiamo atleti talentuosi e campioni di olimpiadi, coppe del mondo ecc.). Anche in questo sport, ci sono delle regole: nel combattimento chiamato “kumite” di solito c’è un lieve contatto, mentre per gli under 11 il contatto non c’è. Ovviamente un contatto eccessivo che potrebbe causare danni all’avversario non è ammesso, infatti quando succede, si viene ammoniti o in casi più gravi eliminati. Non è ammesso nel kumite neanche uscire fuori dallo spazio di combattimento, infatti anche in quel caso si viene ammoniti. Il massimo di ammonizioni è quattro, poi ci si viene direttamente eliminati. Il punteggio varia a seconda del punto colpito, per esempio un colpo in testa con un pugno destro (kizami) sono circa 3 punti. In pancia (YAKU-ZUKI) circa 2 punti. Mentre quando si viene proiettati (in parole povere buttati a terra) si guadagna 1 punto circa. I due karateka nel kumite si distinguono tra AKA e AO; AKA combattente rosso, AO combattente blu. L’incontro inizia prima con un saluto tra i due e poi con un saluto all’arbitro. Quando AKA e AO si fronteggiano l’uno con l’altro e quando l’arbitro dice ”agimè”, significa che il combattimento è iniziato. Quando l’arbitro dice” Yame” il combattimento o è finito o è stato interrotto a causa di un punto, di un problema tecnico oppure un infortunio ad uno dei due combattenti. Ci sono altri due arbitri seduti su delle sedie, con delle bandiere di diverso colore (appunto i colori dei due combattenti), quando gli arbitri seduti alle due estremità dell’ angolo segnalano un fallo, un punto o un pareggio, alzano la bandiera del combattente che ha commesso una di queste azioni (può capitare che i due karateka facciano un punto nello stesso istante). Dopodiché si ritorna a posto, si rifà il saluto e si ricomincia a combattere; oppure l’arbitro avendo contato i punti rivela la vittoria. Nel karate non troviamo solo il kumite, ma anche il kata, cioè un combattimento a vuoto con un avversario immaginario; il karateka deve compiere delle tecniche in uno specifico ordine.
Nel karate le cinture variano da bianca a nera: bianca, bianca-gialla, gialla, gialla-arancio, arancio, arancio-verde, verde, verde-blu, blu, blu-marrone, marrone, marrone-nera, nera. Nera 1 grado, nera 2 grado, nera 3 grado, nera 4 grado, nera 5 grado. Nel karate si utilizzano anche le protezioni : parastinchi, parapetto, parapiedi, paradenti, paraseno (per le donne) e il casco. Il vestito di un karateka si chiama karategii e il maestro si chiama senseii.
Ho scelto il karate come mio sport per vari motivi. Sono amante del calcio e del basket, ma adoro il karate per il suo ordine e per la sua disciplina. Questo sport risveglia un fuoco in me, un potenziale che ogni allenamento migliora e che mi aiuta a crescere bene, a rafforzare lo spirito, a migliorare l’autocontrollo, la rettitudine e la costanza. È anche una tecnica per difesa personale e il mio senseii mi ha detto di non usare mai il karate come attacco, bensì come difesa nel caso dovessi SUBIRE un attacco. Non si tratta di uno sport violento, anzi, la prima regola è quella del rispetto dell’avversario. Ieri ho fatto una gara e sono arrivato secondo su cento partecipanti. Il mio ostacolo è stato il casco di protezione che non ho sopportato perché non mi faceva respirare. Devo dire che alcuni combattenti erano molto forti. Grazie per aver letto questo articolo.

Scritto da EUGENIO COPPOLA, 1BD.


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