A Napoli è molto sentita la devozione religiosa verso molti santi ma quello più importante è San Gennaro, il Santo patrono. Egli fu vescovo di Benevento, decapitato a Pozzuoli, insieme ad altri compagni, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano. Al V sec. d.C., risale la sua prima immagine nelle omonime catacombe a Capodimonte; il suo culto si diffuse nei secoli seguenti in regioni anche lontane. Nella cappella a lui dedicata, nel Duomo, si custodiscono, in una teca chiusa da vetri spessi, due ampolle contenenti del sangue allo stato solido che per antichissima tradizione si ritiene che fosse proprio del martire. In alcuni periodi dell’anno avviene che si verifichi la liquefazione del sangue, a temperature diverse, con incostanza di volume e di peso. Il fenomeno avviene tre volte l’anno ma quella che viene celebrata con maggiore clamore dalla città è in occasione della festa del Santo: il 19 Settembre. E anche se molti non credono che si tratti di un prodigio, il punto interessante della vicenda è che quando è stata registrata una mancata liquefazione, si è visto che ciò è coinciso con l’inizio della seconda guerra mondiale e dell’entrata nel conflitto dell’Italia.  Allo stesso modo, nel 1973, quando il colera imperversava per Napoli, mietendo vittime e seminando terrore. Non ci fu miracolo nemmeno nel 1980, l’anno del terremoto in Irpinia. Assedi, eruzioni e pestilenze, nei secoli scorsi, si associano spesso alla mancata liquefazione del sangue.

Andrea Ruggiero 1C

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