di Antonio Ambrosio
Il fascino dei classici non viene mai meno: ha sempre catturato, continua a catturare e catturerà sempre il cuore dei lettori, giovani e meno giovani E’ per questo che la scuola media Fiorelli, il 10 aprile 2018, ha deciso di far ammirare alle classi del suo istituto l’immortale capolavoro di R. L. Stevenson: L’isola del Tesoro. Il teatro prescelto è stato il famosissimo Teatro dei piccoli (impossibile non conoscerlo se si è andati, almeno una volta, allo zoo di Napoli o all’Edenlandia, il parcogiochi più frequentato della città). I ragazzi sono arrivati nella prima mattinata: il sipario si è alzato alle nove e un quarto e lo spettacolo è durato un’ora e mezza. Tre gli attori sulla scena, tutti giovani (ad occhio, tra i trenta e i trentacinque anni) che svolgevano ciascuno più ruoli: Jym Hawhins, Long John Silver, Ben Gunn… tutti a rivivere sul palcoscenico, più moderni che mai, gentilmente forniti dalla penna dell’autore inglese del 1883. Ma a colpire i ragazzi, oltre che all’incredibile e avventurosa storia, è stata anche la sapiente tecnica teatrale di cui il Teatro dei piccoli ha fatto sfoggio, in particolar modo per gli allestimenti, poveri ma efficacissimi. L’essenzialità, d’altra parte, era alla base del teatro antico e non manca mai di sorprendere e far sorridere quando la ritroviamo ancora ai giorni nostri. Una manciata di attori, pochi strumenti di scena e  la semplicità di una storia che non stancherà mai.

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