Natale si avvicina, senza le atmosfere degli ultimi anni, senza le sue luci brillanti, senza i suoi soliti colori, forse sostituiti dagli arancioni, i gialli ed i rossi che descrivono le nostre regioni da qualche tempo.
Natale senza la solita corsa ai regali, le tante visite a negozi e ai grandi centri commerciali. Natale di lock-down come tutti ripetono in giro, anche se io preferisco sempre dire di clausura o di chiusura. E proprio la parola chiusura, mi fa tornare in mente il racconto di un Natale lontano 2020 anni fa. Un lontano dicembre in cui perfino i genitori di Gesù furono costretti ad essere allontanati dai loro affetti per un censimento. Da soli si trovarono lontani , a Betlemme dove tutto era chiuso. Niente era aperto anche per loro. Eppure non si persero di animo e festeggiarono il più memorabile dei “Natali”, al quale ancora oggi tutti noi guardiamo. Un Natale senza doni, senza familiari o amici, senza colori, ma con un unico grande regalo fatto a tutti noi, quello della Speranza, incarnato in un bambinello, un Dio che si faceva bambino piccolo e indifeso e che avrebbe cambiato per sempre la storia con la sua venuta, con il suo dono.
Il dono che potremmo fare noi tutti è molto più semplice questo anno, ma molto più importante dei passati natali, cioè utilizzare dei comportamenti prudenti per proteggere i nostri cari e tutti, provando a chiudere il cerchio di questa epidemia.
Perciò spero che questo Natale anche se saremo tutti separati dai nostri nonni, dai nostri cari, dai nostri amici, sapremo guardare ancora a quella meraviglia che ci donerà la speranza di nuovo di un tempo migliore per tutti.
Buon Natale.

di Ernesto Genova II C

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