Francesca Cassandro (giurato Generation +13)

“Essere qui per me è molto importante, perché sono sicuro che ne uscirò un po’ meno cinico….Giffoni rappresenta il più bel ricordo che ho di questi anni. Questa esperienza mi fa dimenticare per un attimo il mondo della discografia….”Sono queste le prime dichiarazioni di Mika, rilasciate nel corso dell’incontro avvenuto il 15 luglio nella Cittadella di Giffoni dove noi giurati della generation +13 abbiamo avuto la possibilità di intervistare il grande cantautore. Senza veli, con molta disponibilità, il nostro idolo si è raccontato con estrema semplicità e trasparenza rispondendo, per oltre un’ora, a domande che spaziavano dai suoi ricordi di adolescente al suo debutto televisivo in Italia come presentatore. Mika è un ragazzo come tanti, con una infanzia come tante alle spalle. “A 13 anni ero un tipo basso e grasso – confessa – mentre solo un anno dopo, mi sono ritrovato magro ed alto”. Ci spiega cosa sono per lui i contrasti vissuti come l’espressione di un cambiamento.

Poi ci confida: “La musica, mia grande alleata e

complice, mi ha aiutato ad evadere spesso dal mondo al quale non sentivo di appartenere”.

Domanda dopo domanda ci parla della sua infanzia difficile ma piena di amore che lo ha visto trasferirsi dalla Francia all’Inghilterra in seguito alla prima Guerra nel Golfo dove il padre rimane ostaggio nell’Ambasciata. Un evento che ha cambiato non solo la vita del genitore ma di tutta la famiglia.

Nella capitale inglese, Mika scopre di essere dislessico ed ancora una volta si rifugia nella musica cantando all’Opera Reale di Londra.

“L’adolescenza è stato il mio periodo più difficile, ma la musica mi ha sempre salvato dal mondo che non mi piaceva”

Da questa frase il cantante si collega alla sua “identità” e alla fuga dalla realtà che non gli appartiene.

Si parla di amore, di stranezza, della figura materna autoritaria ma amorevole, di una nonna adorabilmente vipera e poi si affronta il tema della libertà e della voglia di indipendenza dei giovani. Qui lil discorso cade sul “ragazzo invisibile” incontrato due anni fa in un centro accoglienza profughi.

Il volto del nostro ospite d’onore diventa serio e ci racconta la storia di questo ragazzo invisibile, profugo siriano, che nella propria vita ha sempre desiderato viaggiare ma che, a causa della guerra è stato costretto a lasciare la propria terra dove ora desidera tornare per ritrovare un punto fermo: la propria casa.

Dopo tantissimi selfie e autografi salutiamo il nostro ospite. È stato davvero un momento magico e ricco di amore per il prossimo.

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