Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria. Giornata che ricorda lo sterminio di milioni di ebrei nei campi nazisti. È il giorno in cui nel 1945 furono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz ed i superstiti mostrarono al mondo tutto l’orrore che si era compiuto.

La memoria, mi è stato insegnato dalla mia Professoressa di Storia, è importante per imparare dal passato e magari provare a non ripetere gli stessi errori; tuttavia io credo che la memoria sia importante, ma che non basti da sola a capire il dolore e la sofferenza di tutta quella gente. Allora ho iniziato a ripensare alla memoria come un insieme di ricordi ed ho ricordato che poco più di un anno fa ho avuto la fortuna di visitare la casa ed i luoghi in cui ha vissuto ad Amsterdam, una bambina di nome Anna Frank. Ho  provato allora ad immaginare quali ricordi lei avesse potuto tenere con sé di quei posti in cui aveva vissuto da rinchiusa, ma che comunque le davano un senso di sicurezza. Mi sono chiesto se i rumori dei passi delle persone che camminavano per il corso del canale sotto casa sua, o il suono delle campane della chiesa a lei vicina, le avesse portate con lei nel lontano campo a cui fu destinata da un odio incomprensibile. Mi sono domandato se il pallido sole che si rispecchia di tanto in tanto nei canali che scorgeva dalle sue finestre riusciva a riscaldarla in quel campo gelido. Mi sono immaginato al suo posto a cercare con i bei ricordi di far scomparire l’orrore di una situazione più grande di me. Non lo so, non credo che sarei riuscito a vincere la paura con i ricordi di serenità lontana. Proprio per questo credo che sia importante la memoria, perché nessuno, bambino o grande, debba mai essere costretto ad utilizzare i propri ricordi per provare a sconfiggere il terrore di momenti che la storia deve insegnare a non ripetere mai più.

di Ernesto Genova (Nella foto, davanti alla casa di Anne Frank, Amsterdam) I C

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