Ci risiamo,

oggi 18 ottobre 2020 ci ritroviamo di nuovo davanti ad un computer per potere ottenere il nostro diritto dovere all’istruzione. È una sensazione particolarissima, una giornata che la nostra professoressa non esita a definire semplicemente emozionante.  In effetti emozioni ne provoca in tutti noi e ci lascia allo stesso tempo sorpresi e meravigliati, ritrovarsi tutti a fissare nuovamente quello schermo che speravamo di aver lasciato nei ricordi di una primavera lontana che ci aveva tanto terrorizzati.

Mi domando come mai allora siamo di nuovo qui?

Qualche errore deve essere stato pur commesso per tornare indietro di oltre tre mesi. Sembra quasi che il destino ci abbia riportato al punto di partenza. Cosa può essere successo? In cosa abbiamo sbagliato per ritrovarci nuovamente indietro? Ho sentito in una trasmissione televisiva dire al Ministro dell’istruzione che i contagi e l’aumento della pandemia non sono stati causati dall’apertura della scuola ed al Ministro dei trasporti che i contagi non sono causati neanche dai trasporti pubblici. Eppure le autoambulanze hanno ripreso le loro corse a sirene spiegate, i bollettini quotidiani parlano di un aumento dei contagi mai visti nella nostra regione. Qualcosa perciò deve necessariamente essere successo ed allora penso che quel qualcosa deve essere successo nel periodo che va dalla chiusura dello scorso anno scolastico alla riapertura. Provo a riavvolgere i ricordi di questi tre mesi e mi sembra abbastanza chiaro quello che può essere successo. Finalmente usciti dal lungo isolamento del Lockdown, e dopo aver tante volte urlato “ce la faremo” e “tutto andrà bene”, ci eravamo convinti di avercela davvero fatta. Avevamo creduto ancora una volta, o forse avevamo voluto credere, di aver potuto vincere così facilmente la nostra battaglia contro il virus. Di aver avuto ancora una volta la meglio su una natura che ci riesce a spaventare, ma per poco tempo. Si era parlato di cure, di vaccini già pronti e sicuri, di un virus indebolito senza nessuna vera prova. Purtroppo finiamo troppo facilmente per credere a ciò che ci piace, e perciò ci siamo tutti convinti che la natura ci avesse solo spaventato per un breve periodo di tempo, troppo forte la nostra tecnologia, la nostra scienza,  per essere superata da un organismo così piccolo e invisibile. È normale allora che tutti appena liberi dall’isolamento si siano liberati e rivoltati contro tutte quelle regole ed accortezze che ci avevano tenuti sicuri ed  impauriti in quella lunga primavera in attesa di un’estate che potesse liberarci proprio dalla paura. Ed in effetti è quello che è successo, tutti abbiamo provato a lasciare il ricordo del virus alle nostre spalle, tuffandoci spensieratamente nei mari caldi dell’estate, o nelle lunghe passeggiate in collina in montagna, oppure tra le bellezze delle nostre città nuovamente aperte ai nostri sguardi. Mentre credo che il virus era lì, ad aspettarci, proprio quando la natura ci sembrava nuovamente addomesticata, proprio nello stesso momento in cui stava per reclamare la sua superiorità sulla nostra stupidità e sufficienza. La scienza ci può aiutare certo ne sono sicuro , ma a patto che ricordiamo sempre di non sottovalutare i suoi consigli e soprattutto non commettere mai l’errore di credere che la natura non sappia essere più forte di noi. Proprio come la balena bianca di Melville vuole affermare che non c’è niente di più forte e vendicativo di una natura maltrattata quando vuole dimostrarci che siamo soltanto ospiti di qualcosa di più grande di noi e che non possiamo pensare di poter sfruttare l’ambiente senza mai pagarne il costo.

L’unica speranza è che questa ultima lezione ci sia stata davvero stata utile e che ci insegni a rispettarla, perché le lezioni vengono ripetute, ma non all’infinito, e se non sappiamo essere tutti scolari attenti, neanche in queste lezioni terribili, allora forse cantare andrà tutto bene potrebbe non bastare più.

di Ernesto Genova II C

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